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Lui & Lei

Sorpresa!


di Eulalia
15.04.2023    |    7.928    |    23 9.9
"Levo subito il disturbo, così il tuo cliente seguente non deve aspettare, non vorrei scompigliarti la giornata..."
È una droga.
Da quando mi ha mandato quel vocale è diventata una vera droga. Profumiera fino in fondo, me la fa annusare, chiacchiera del più e del meno e quando meno me l’aspetto scrive cose che mi agganciano il cazzo istantaneamente, e non c’è verso di incontrarla.
Siamo nella stessa città, le ho detto il mio nome, la mia professione, la mia età, la zona in cui lavoro per conquistare la sua fiducia, almeno per un caffè. Ma niente, mi lascia appeso lì come un cretino.
E dire che nel sito me ne sono portate a casa parecchie di donne e di coppie, tutte soddisfatte e pronte a fare il bis.
Dovrei lasciare perdere, anche se il plus è proprio la sfida, la fatica di conquistarsela questa fica da scopare a sangue.
In attesa della prossima cliente butto ancora un occhio sulla chat. Dopo un suo “Dici?” non ha scritto più niente, ma è verde, quindi c’è. Sicuramente sta pensando a qualche magica formulazione per farmelo tirare di nuovo e senza motivo.
La segretaria introduce questa signora, una nuova cliente. Arrapato come sono dalla chat la scansiono da capo a piedi.
Tacchi, gonna, camicetta, giacchino, la classica bionda pettoruta con un bello stacco di coscia, nel complesso niente male.
Ci presentiamo, mi racconta come è venuta a sapere del mio studio. Spero di cavarmela in fretta così vado in pausa pranzo un po’ prima.
“Aspetta una telefonata urgente?” mi chiede. No, vorrei risponderle, controllo se una sconosciuta su un sito di incontri mi scrive porcate.
“Si, in effetti, attendo la conferma di un cliente per un appuntamento subito dopo di lei. Quindi la pregherei gentilmente di andare al nocciolo della questione.” Forse un filo sgarbato, ma chiaro.
Lei non fa una piega, rimane a gambe accavallate, niente male anche quelle, semireclinata sulla sedia.
“Si tratta della mia dichiarazione dei redditi, che è al quanto complessa e che mi serve subito.” La sua voce mi solletica l’orecchio.
“Signora, mi perdoni, siamo ad aprile, ne abbiamo ancora di tempo, oltre al fatto che prima di dieci giorni nessuno dei miei collaboratori ha un appuntamento libero.” Però ha una bella bocca, per un pompino potrebbero diventare sei giorni.
“Mi permetta, dottore, non vorrei che la mia dichiarazione venisse seguita da un collaboratore, perché ho redditi sia Italia che all’estero.” Continua a parlare, ma l’ascolto solo con mezzo orecchio già proiettato al tavolo del mio ristorante preferito.
Le ribadisco il concetto “Guardi signora, per quanto complessa possa essere la sua situazione reddituale, personalmente non faccio più dichiarazioni, senza eccezione alcuna.”
Sbircio di nuovo il telefono.
“Nemmeno per Micina69?”
Alzo lentamente lo sguardo, di sicuro mi sono immaginato quello che ho sentito. Il sito non mi fa bene.
“Prego?”
“Vedo che il telefono la distrae parecchio. Dicevo, nemmeno per Micina69?” e mi ride in faccia come una ragazzina che ha appena combinato una marachella. Si sta divertendo a guardare la mia faccia basita, la risata le sale dalla gola, la testa reclinata indietro.
Mi ha trovato, ha preso appuntamento e si presenta qui così? Quindi mi ha preso per il culo almeno per due settimane, il tempo della lista d’attesa.
La fisso perplesso: mi devo preoccupare perché è una stalker? Oppure incazzare perché ha giocato sporco? Potrei anche alzarmi e strozzarle la risata ficcandole il cazzo in gola.
Torna seria.
“Scusa, non volevo spaventarti. Ma volevo vedere che effetto faceva trovarsi davanti inaspettatamente la donna che a parole ti sei scopato non so quante volte.” Adesso riconosco anche la voce con quella erre che alle volte scappa via. Io avevo pure dubitato che fosse donna, per colpa di quei racconti tiracazzo che scrive.
“È stato un piacere vederti, vedere la tua espressione. Levo subito il disturbo, così il tuo cliente seguente non deve aspettare, non vorrei scompigliarti la giornata.”
Scompigliare la giornata? Ma la scompiglio io come si deve.
Ha già la mano sulla maniglia dello studio che mi appoggio a bloccare la porta
“Non c’è nessun cliente. Non ho clienti per tutto il pomeriggio e anche tu hai tutto il pomeriggio libero. Te lo dico io.”
Mi guarda sorridendo da sotto in su e mi lancia uno sfacciato “E quindi?” richiudendo le labbra le une sulle altre.
Siamo vicini, ma non abbastanza. Nella mia testa si compongono immagini di fiche spalancate, pompini e sodomie, tutto quello su cui mi sono segato nelle ultime settimane che fa cortocircuito con un’improvvisa timidezza. Non mi da l’idea della donna priva di volontà che si lascia fare qualsiasi cosa.
“Quindi andiamo a pranzo da me!”
Passo davanti alla segreteria, la informo che fino a domani sarò irraggiungibile, lei mi guarda con lo sguardo impietosito che mi riserva sempre quando esco dallo studio con una donna, annuisce e basta.
Ascensore, quarto piano, apro la porta del mio tromb-á-terre, come lo chiamo io.
Sono forse passati tre minuti dallo studio a qua e Micina69 non ha nemmeno avuto l’occasione di aprire bocca, né di dire di si e nemmeno di no.
Si guarda attorno chiede “Posso?” prima di appoggiare la borsetta sul mobiletto dell’entrata e con “Un permetti?” si dirige alla finestra per ammirare il panorama.
Si gira e mi fissa “Una volta che col cazzo duro hai portato la preda nella tana, come procedi?”
“Dipende se è romantica o meno.”
“O meno” risponde, ci pensa “Ma anche romantica” aggiunge.
Mi prudono le mani, ho il cazzo che sta per sfondare la cerniera e perdo tempo in chiacchiere. Non mi sono ancora del tutto ripreso dalla sorpresa e sotto sotto non mi fido, ma devo ammetterlo: è una bella tentazione.
Si muove verso l’angolo cucina passando le mani sui mobili come se fossero un corpo, osserva che non c’è cibo. Torna verso l’ingresso, si riprende la borsetta e punta alla porta come se niente fosse.
Ma stiamo scherzando?
La prendo al volo, le metto la lingua in bocca e le mani sul culo.
Non disdegna, la profumiera.
La camicetta fa scivolare le mie mani sui suoi seni pieni, sento anche il pizzo sotto, ma i bottoni sgusciano come bastardissime minisaponette. Chi se ne frega. Le apro la gonna e la lascio cadere.
Pelle calda, cosce, culo e fianchi; appena seguo il pizzo del suo intimo la scopro bollente e bagnata.
“Non trovi le soprese molto eccitanti?” mi dice ridendo. Il tono basso e provocatorio con cui lo dice abbinato alle mie dita che sguazzano nel suo sesso, mi trasformano in un animale. La giro faccia al muro, abbasso la zip e le pianto tutto il cazzo in una volta sola. La risatina si tramuta in un gemito di puro piacere, promessa di sesso torrido.
“Allora il cazzo ti piace davvero” le rantolo in un orecchio. Per tutta risposta sento le contrazioni di un orgasmo in arrivo. Si inarca fra le mie braccia e gode senza alcun ritegno, bagnandosi ancora di più se possibile.
L’odore del suo sesso mi dà alla testa.
Barcollando la guido verso l’angolo letto.
Mi ferma. Cazzo c’è adesso?
C’è che mi spoglia partendo dall’alto: camicia, via, pantaloni e boxer, via assieme ai calzini. Si è accosciata a gambe divaricate sui tacchi, posso solo immaginare come sia davvero perché la maledetta camicetta è ancora lì al suo posto. Ma non mi interessa più quando la sua lingua risale dallo scroto per tutta l’asta, le sue mani aggrappate alle mie natiche.
“Hai un buon sapore. Sai di me” dichiara prima di schiudere le labbra sulla mia cappella e lasciare colare un fiotto di saliva. Se lo sta ingoiando in maniera così lasciva che potrei esploderle in bocca istantaneamente. Nella testa mi vorticano le mille parole che ho letto, la riconosco in ognuna e in nessuna. So solo che il piacere sta per travolgermi, non voglio, ma non riesco a trattenermi.
Quando riapro gli occhi vedo solo la sua lingua che birichina si lecca via l’ultima goccia.
Mi lascio cadere sul letto e me la tiro dietro.
Adesso riesco a sbottonare la camicetta, a levarle il reggiseno. Finalmente ce l’ho nuda di fianco a me, mi appoggio al gomito e lei si lascia studiare e toccare.
Non sembra necessario parlare, come un gatto socchiude gli occhi alle mie carezze. Seguo il profilo del suo corpo, si stira sotto alle mie mani.
Ho la sensazione di essermi guadagnato qualcosa di prezioso, di raro, qualcosa che era destinato a me proprio in questo momento.
È morbida, così rilassata. Mi soffermo su un capezzolo duro, lo bacio e lo mordo. Le sue gambe si schiudono come un invito a scendere, invito che accetto subito lasciando una scia di saliva sul suo corpo. Si offre, si apre con due dita, le unghie rosse mostrano la via. Succhio, lecco al ritmo del suo respiro, dalla fica all’ano che si contrae invitante.
Una vibrazione dal clitoride si trasforma in un orgasmo sospirato seguito da un “Troppo sfacciata se voglio ancora un po’ di cazzo?” mugolato.
Mi allungo su di lei inforcandola subito, guadagnandomi un grazie che mi rende un artista dagli affondi pericolosi. Ho bisogno di mordere quelle labbra, succhiare la lingua e raccolgo un altro orgasmo direttamente dalla sua bocca.
Si gira e si contorce, senza perdere un colpo di cazzo me la ritrovo a pecora, con le spalle spalmate sul letto. La schiena come uno scivolo che parte dal culo alto per finire sulla sua nuca dove afferro i capelli per sbatterla meglio.
È inevitabile realizzare quanto è bagnata, la fessura del culo lustra di umori, l’anello di carne che mi ipnotizza e mi chiama.
Raccolgo le sue braccia dietro alla schiena, le blocco col peso di una mano inchiodandola al letto, risponde con un mugolio che mi leva ogni dubbio. Non chiedo e punto la cappella sul suo culo.
Un momento di sospensione immobile e mi lascio andare di peso. Si dilata, si richiude attorno alla cappella, si prende tutta l’asta e lei ancora nulla. Immobile sotto di me.
Poi all’improvviso si contrae, piccoli movimenti circolari che risalgono la mia spina dorsale. Le strappo un urlo lasciando un segno rosso sulla carne candida. La sfondo, i coglioni che rimbalzano sul suo sesso fradicio, due colpi alla fica per non farmi mancare nulla e poi culo, culo, culo. Culo, fino a svuotarmi a ondate dentro di lei, cercando di affondare ancora di più di quel che pare possibile. Le contrazioni del suo orgasmo mi tirano fuori anche l’anima.
Sudati, sfatti uno di fianco all’altro fissiamo il soffitto.
La sbircio, sorride soddisfatta.

Delicata mi bacia le labbra. Mi ero appisolato un momento e lei è già completamente vestita.
“Non volevo andare senza salutare.”
Mi scappa uno squallido “Ciao, a presto.”
“Allora ci vediamo al circolo del tennis, così dopo beviamo qualcosa con tua moglie.”
Oh, cazzo!
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